Lo studio dei processi di crescita in seguito al trauma costituisce un’area di ricerca innovativa in grado di arricchire l’operato della Psicologia della Salute e del benessere. Seguendo l’approccio salutogenico, che considera lo stress e la malattia come elementi che fanno parte della vita, i momenti critici possono rappresentare, in alcuni casi, un potenziale sviluppo positivo e, a differenza di un approccio pato-genico, non esclusivamente un rischio per lo stato di benessere.
Il modello descrittivo – funzionale , proposto da Tedeschi e Calhoun (2004) è uno dei recenti modelli teorici di riferimento.
Tedeschi e Calhoun (2004) hanno osservato alcune persone vittime di traumi, le loro reazioni e il loro stato psicologico in seguito agli eventi vissuti. Analizzando i dati emersi, hanno maturato delle nuove considerazioni relative ad un’inaspettata tendenza di alcune di queste persone, che non solo hanno mostrato di resistere alle circostanze, ma che avevano anche intrapreso un cambiamento positivo. I due autori indagando la natura di questi processi, hanno sviluppato un modello teorico, coniando il termine “Crescita Post Traumatica” (Posttraumatic Growth – PTG).
Il termine PTG si riferisce ad un cambiamento psicologico positivo come risultato di una lotta contro circostanze di vita altamente impegnative e sfidanti (Calhoun e Tedeschi, 2004).
Il PTG descrive l’esperienza di quelle persone che superano il trauma modificando lo stato in cui si trovavano prima della lotta contro la crisi. In questi individui si manifesta un significativo cambiamento nelle risorse di adattamento e nel modo di comprendere il mondo e il posto in esso (Tedeschi e Calhoun, 2004).
L’evento traumatico, come un terremoto, sconvolge e modifica le strutture schematiche che guidano i processi di apprendimento e le capacità di prendere decisioni. Una crisi che interessa le componenti psicologiche fondamentali, è in grado di generare una perdita generale del significato dell’esistenza di una persona, per ciò, come avviene dopo i terremoti, è necessario compiere una ricostruzione, che permetterà all’individuo, di ricreare strutture nuove e più resistenti.
Secondo il modello teorico esposto da Tedeschi e Calhoun (2004), nelle prime fasi di questa lotta è essenziale l’attivazione dei processi cognitivi, simili a certi tipi di pensiero ricorsivo, o ruminazione, che le persone mettono in atto negli stati di depressione, ma in questo processo non deve essere confuso con essi. Secondo Tedeschi e Calhoun (2004), un particolare tipo di ruminazione non costituisce un sintomo di distress, ma consente di pensare a nuovi obiettivi e a come perseguirli in seguito al cambiamento. Gli autori definiscono questa ruminazione elaborazione cognitiva e ritengono che aiuti il processo di crescita quando, in conseguenza del trauma, alcune mete diventano irraggiungibili. Alcuni obiettivi non sono più possibili in seguito all’evento traumatico, per cui il disimpegno delle persone non deriva da una mancanza di motivazione, ma dal mutare delle circostanze. L’elaborazione cognitiva delle difficoltà è un fattore che promuove la crescita postraumatica e, in particolare, guida le persone nella ricerca di una nuova visione del mondo entro cui perseguire nuovi obiettivi. Inoltre, l’attività cognitiva favorendo una schiusura di sé, aumenta il supporto sociale, stabile e consistente nel tempo, che a sua volta aiuta il processo di ricostruzione.
Infine, il processo di crescita postraumatica sembra essere collegato allo sviluppo di una saggezza diffusa nei confronti della vita, le persone riescono a dare un senso a ciò che è accaduto, si sentono più forti e più sicuri nell’affrontare il futuro.
Nel loro modello, Tedeschi e Calhoun mettono in evidenza la presenza del distress durante tutto il processo, sottolineando che le persone continuano a mostrare disadattamento psicologico e ansia ma i livelli sono contenuti e non diventano patologici. Gli autori sostengono che la crescita post-traumatica possa coesistere con il distress personale poiché all’origine dei due processi sussistono dei meccanismi in parte simili, le due dinamiche non si escludono tra loro, ma l’aumentare dell’una riduce l’altra.
In seguito alla lotta intrapresa la Crescita Post – Traumatica è caratterizzata da cinque componenti principali:
– Relazione con gli altri: cambiamento nei comportamenti a livello interpersonale, costruzione di nuove relazioni e rinsaldamento di quelle vecchie, maggiore senso di compassione ed empatia per gli altri;
– Nuove possibilità: cambiamenti negli scopi di vita, apertura nei confronti di nuove esperienze, modo di affrontare le scelte più consapevolmente;
– Forza personale: cambiamento nel percepire la propria identità, maggiore affidamento su di sé nell’affrontare gli ostacoli della vita, migliore accettazione delle circostanze anche sfavorevoli correlato con un senso di vulnerabilità;
– Cambiamento nella spiritualità: maggiore consapevolezza delle proprie credenze religiose, aumento della condivisione dei momenti spirituali con gli altri;
– Apprezzamento per la vita: cambiamento nella visione della vita e del mondo correlato ad una sensazione di “essere stati fortunati”, desiderio di vivere più pienamente ogni singolo giorno della propria vita, cambiamento delle priorità e nascita di nuovi valori della vita.
Secondo questo modello, il processo di crescita non è una diretta conseguenza del trauma ma, è la lotta individuale nel fare i conti con la nuova realtà imposta dall’evento traumatico che è cruciale nel determinare la possibilità di una crescita post-traumatica. Inoltre, affinché avvenga una crescita è necessario che ci sia un terremoto in quanto una destabilizzazione moderata non è sufficiente, occorre che si attivi la sfida e che l’individuo la raccolga lottando attivamente per superare il trauma.
Nel modello descrittivo – funzionale sono state descritte le componenti individuali, sociali e cognitive che favoriscono l’evolversi del PTG. Tra i tratti della personalità di una persona, due in particolare hanno un effetto positivo nel dover affrontare un trauma: l’essere estroversi e l’apertura nei confronti di nuove esperienze, poiché sono condizioni che migliorano lo stato emotivo, l’ottimismo ritrovato aiuta la persona a focalizzare l’attenzione e le risorse sulle cose più importanti e a concentrare gli sforzi nel sostenere la fase successiva al trauma. Oltre alle caratteristiche personali, il supporto e l’empatia degli altri aiutano a tollerare e a ridurre il distress e a trovare un modo per condividere le difficoltà e per raccontare l’evento traumatico accaduto e il cambiamento che sta avvenendo. La presenza dell’altro offre una prospettiva diversa nel vedere la realtà, spesso le persone che condividono le loro esperienze e si raffrontano intimamente rivivono le emozioni provate e ritrovano insieme il significato di ciò che hanno vissuto, ciò sostiene e favorisce l’avvio del processo di ricostruzione e di crescita.
La differenza maggiore tra questo costrutto e altri, come la resilienza e il senso di coerenza, sta nel cambiamento del funzionamento psicologico che avviene dopo aver affrontato la situazione traumatica. La crescita post-traumatica non è un ritorno alla vita prima del trauma ma un’esperienza di profonda trasformazione.
Il modello descrittivo – funzionale costituisce il riferimento teorico sui processi di crescita ad oggi più completo, ma presenta alcuni limiti, come l’assenza di una teoria in grado di spiegare perché gli individui dovrebbero essere motivati a lottare per la crescita e il cambiamento (Joseph e Linley, 2005).
Le recenti evidenze empiriche mostrano una certa valenza salutogenica del costrutto. Nel 2006, Helgeson e colleghi hanno condotto una meta-analisi per esaminare la presenza di una relazione tra punteggi di crescita e uno stato di salute percepita attraverso un beneficio psicologico e fisico, misurato da specifici outcomes. I risultati presenti in 87 studi cross-sectional, riportati in 77 articoli, hanno mostrato che la scoperta di una crescita è correlata ad un basso livello di depressione, ad un maggiore benessere positivo e alla presenza di pensieri intrusivi (Hengelson et al, 2006).
I buoni risultati ottenuti sembrano promettenti ma necessitano di ulteriori indagini, specialmente di tipo longitudinale, tutt’oggi ancora poco numerose, che supportino la considerazione di una valenza salutogenica del costrutto e aiutino a dare una risposta concreta alle numerose domande aperte sulle quali sono in corso tutt’ora diversi dibattiti.
Riferimenti bibliografici
- Calhoun L.G. e Tedeschi R.G. (2004), The foundations of posttraumatic growth: new considerations, Psychological Inquiry, 15 (1): 93 – 102;
- Helgeson V.S., Reynolds K.A. e Tomich P.L. (2006), A Meta-Analytic Review of Benefit Finding and Growth, Journal of Consulting and Clinical Psychology, 74 (5): 797 – 816;
- Joseph S. e Linley P.A. (2005), Positive Adjustment to Threatening Events: An Organismic Valuing Theory of Growth Through Adversity, Review of General Psychology, 9 (3): 262 – 280;
- Linley P.A. e Joseph S. (2005), The human capacity for growth through adversity, American Psychologist, 60 (3): 262 – 264;
- Magrin M.E., Scrignaro M. e Steca P. (2008), La sfida delle avversità: minaccia o transizione di crescita?, Psicologia della Salute;
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- Tedeschi R.G. e Calhoun L.G. (2004), Posttraumatic growth: a new prospective on psychotraumatology, Psychiatric Times, 21 (4);
- Tedeschi R.G. e Calhoun L.G. (2004), Posttraumatic growth: conceptual foundations and empirical evidence, Psychological Inquiry, 15: 1 – 18;
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